martedì 2 settembre 2008

DECADENZA SCARLATTE: la recensione

Decadenze Scarlatte: Angolo destro, appese una sotto l'altra collegate da un filo, svincolate da ogni legame staticizzante in modo che gli agenti d'aria, luce e loro assenza, filtrando attraverso la grata, giochino su di esse come su bestie "libere" in uno spazio limitato; una serie di fotografie digitali e direi, "digitalizzate" poichè l'effetto caratteristico dei pixel non è solo conservato, ma persino esasperato. L'uso della bicromaticità ingaggia lotte visive tra il rosso vivo, intenso, prepotente e gli atoni con cui Di Campli descrive i soggetti, soggetti umani, architettoni, o dettagli indistinguibili.

> il figliol prodigio: Un giovane crocifisso, delineato con un forte contrasto, su sfondo rosso. Il riferimento al mito biblico è indubbio, si presta a mio parere a due letture interpretative opposte e complementari.
Il figliol prodigio è il ragazzo dotato di sensibilità e talento, l'artista, che è un esule sociale e che a differenza del figliol prodigo, il padre (che è in questo caso la società) non perdona, non riaccoglie, non celebra. L'ambiguità interpretativa deriva dal senso che l'artista attribuisce alla crocifissione:
- punizione
- celebrazione
- esposizione
Dall'ultimo termine discende la seconda interpretazione, per cui il riconoscimento generale di un talento ad un soggetto, una reputazione positiva condivisa e, presupposto necessario, condivisibile, implica la tendenza all'esibizione del soggetto stesso. Un'esposizione che può però risultare disagiante, che può talvolta comportare delle responsabilità in termini di risultati, e di aspettative, il cui sforzo ottemperante provoca delle frustrazioni, delle ansie negative nel soggetto.

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Un grazie a Nerissia

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