giovedì 25 giugno 2009

Piccole cose

Può capitare che in una normale giornata segnata dalla quotidianità, delle piccole cose, ma talmente piccole da sfiorare
la definizione di "cazzata", vengano inaspettatamente a sorprenderti ed emozionarti, a farti pensare che magari è valsa la pena svegliarsi quella mattina. Queste piccole cose naturalmente sono altamente soggettive, strettamente dipendenti dal vissuto della persona, dalle sue esperienze, letture, incroci di vita e così via.
A me oggi è capitata una di queste piccole cose, semplicemente leggendo un commento sulla mia bacheca di Facebook.

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domenica 21 giugno 2009

Polvere sulla testa #1

Quando uscì dalla porta, la luce del sole si era fatta rossa e stava morendo lentamente dietro la fila di case sull’altro lato della via.

Un cane attraversò la strada dimenando la coda.

Lui si chinò, gli fece una carezza e pensò.

Mi resta ancora una cosa da fare.


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Aveva tentato molte cose prima di arrivare a quella decisione.

Cercò di seguire percorsi vacui con la consapevolezza che ogni passo fatto in quella direzione lo avrebbe allontanato sempre di più da se stesso.

Il lavoro. Gli amici. La famiglia. Niente riusciva ad assumere un valore degno di nota.

Si sentiva vuoto, tutto era vuoto e, nonostante i suoi numerosi tentativi, non riusciva ad abbandonarsi a quella mancanza, a quella sensazione che può farti convincere di esistere, ma che in realtà ti fa solo muovere in un mare di stasi.

Tutto.

Tutto era niente.

Tutto quello che aveva o credeva di avere.

È così difficile rendersi conto in che stato si sta vivendo, solo una volta presa la decisione di uscirne, pensava, avrebbe avuto la consapevolezza di esserci. Di respirare. Di vivere.

O di stare morendo.

Aveva persino cercato di rifugiarsi nell’amore,

che idea .. cercando un ultimo appiglio ad un significato, ma non ci riuscì.

Lei gli piaceva, non aveva nulla di cui potersi lamentare ma, più i mesi passavano, più lo prendeva quella sensazione allo stomaco.

I suoi occhi. Cosa avevano i suoi occhi?

Scese in strada.

Il cane lo seguì per un po’ per poi bloccarsi.

Sembrava quasi aver capito cosa quell’uomo, vestito con un pigiama nero, voleva fare.

Stava per fare.

Il sole stava sbadigliando per l’ultima volta prima di addormentarsi, e con lui stavano ritirandosi nelle loro abitazioni tutti gli abitanti del quartiere.

Tutti in silenzio, le uniche voci che si sentivano erano quelle delle donne che richiamavano i loro bambini.

“Entra sennò ti prendono.” Ti prendono.

Un ultimo aeroveicolo sfrecciò sulla strada ormai vuota.

Per non investire quell’uomo in pigiama fu costretto ad effettuare un brusco aumento di altezza, per poi volargli sulla testa e continuare la sua corsa verso casa.

Era in ritardo. Forse lo avrebbero preso.


domenica 7 giugno 2009

HARPOCANE

Di ritorno sulle pagine di questo misero [ma grazie a Voi, altamente frequentato] blog, per presentarVi il nuovo progetto partorito dalle fervide e traballanti menti di Simone Angelini e di un altro tizio che risponde al mio nome.
Si apre il sipario per mostrare HARPOCANE, il cane dandy e dal pensiero cancerogeno .. preparateVi ad eleggerlo come Vostra guida spirituale.

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